Le radici di Puliamo il Buio

L’Operazione Corno D’Aquilio alla Spluga della Preta, una rivoluzione culturale molto pragmatica

L’Operazione Corno D’Aquilio (O.C.A. 1988 – 1992) non fu solo la bonifica della Spluga della Preta, ma è indubbio che la pulizia de “L’Abisso” ne sia stata una parte molto importante. Una figura chiave nell’O.C.A. e decisiva nell’opera di bonifica fu Giuseppe Troncon, che ci ha lasciato ai primi di febbraio di quest’anno. C’è da considerare che sino agli anni ’80 nelle grotte c’erano gli spazi per scarburare, nei bivi si lasciavano frecce e indicazioni anche con bombolette, i “punti di rilievo” erano non di rado sgargianti bolli rossi. Le prime spedizioni alla Spluga risalgono alla seconda metà degli anni ’20. Al momento dell’inizio della bonifica, nella Spluga si erano accumulati i resti di 60 anni di esplorazioni. C’erano i resti dei campi. Sala Paradiso (a -400) era un incredibile sandwich di rifiuti. Rifiuti organici, materiali per i campi, spezzoni di scalette, canaponi di sicura, stracci di tute, bombole disintegrate, contenitori. Al tempo delle scalette si puntava ad uscire dalla Preta. Il superfluo veniva abbandonato. Fuori dalla Spluga furono portati 40 q di materiali. A parte resti di mucche cadute e letti gettati nel primo pozzo, il mitico P 131, tutto il resto era residuo speleologico. L’obbiettivo delle spedizioni era di ricerca, ma soprattutto si puntava a scendere più in basso. La Preta e il Corchia fino agli anni ’50 erano grotte da record. L’idea che quasi alla trentesima spedizione si puntasse alla pulizia non fu immediatamente capito. Giuseppe Troncon non era uno speleologo di chiara fama. La trasversalità dell’operazione era guardata con diffidenza. Non erano chiare le egide e i gagliardetti, non si capiva il senso della bonifica e non se ne vedevano le possibilità di riuscita. C’era, naturalmente, anche una certa reticenza nell’accettare che venisse alla luce ciò che era stato nascosto, che era meglio rimanesse nell’ombra profonda. Da considerare che non c’erano il web, i social media, le mailing list o le chat di watt’s app. Ma c’era Giuseppe Troncon nel ruolo di implacabile martello, che blandendo, ringhiando, sorridendo e imprecando coinvolse oltre 200 speleologi in un’operazione impossibile. Durante l’O.C.A. non c’era spazio per ideologie. Bisognava portar fuori, con metodo, selezionare i rifiuti, ciò che era memoria, da ciò che era organico, ad esempio. Questo per la bonifica, ma anche per tutte le altre attività. Rilievi, colorazioni, campionature, reportage fotografico. La Società Speleologica Italiana molto presto appoggiò la strana avventura. E’ del 1989 la prima copertina di Speleologia che documenta la “raccolta profonda di rifiuti”. Dopo l’O.C.A. Giuseppe Troncon fu preso da altri impegni e problemi. Dopo quasi venti anni fu messo mano all’organizzazione della documentazione. Tutto, infatti, era stato documentato, ma non era divulgato. Nacque così uno splendido volume a cura di Giuseppe Troncon, Francesco Sauro e Giorgio Annichini. E’ “La Spluga della Preta -25 anni di di ricerche ed esplorazioni dall’Operazione Corno D’Aquilio ad oggi”. Il volume è del 2011, pubblicato dalla casa editrice  La Grafica. E’ uno splendido libro con passaggi, fortunatamente, oggi quasi incomprensibili. Perché oggi, quasi tutti e quasi sempre, si preoccupano di lasciare lievi tracce di passaggio. Anche se… c’è ancora da fare.

massimo (max) goldoni

Per approfondire

STORIA DELL’OPERAZIONE CORNO D’AQUILIO
Giuseppe Troncon, Aldo Soresini, Sergio Adami
LA SPLUGA DELLA PRETA, Memorie dell’Istituto Italiano di Speleologia s. II, 25, 2011, pp. 17-38

Speleologia n 20, Marzo 1989

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